Nell’ambito dell’efficienza energetica e della riduzione delle emissioni nocive, la scelta del sistema di riscaldamento per gli edifici è diventata un tema centrale. Le amministrazioni pubbliche e i cittadini cercano soluzioni che possano contribuire alla sostenibilità ambientale e al risparmio energetico. Tra queste, il teleriscaldamento e il riscaldamento centralizzato rappresentano due opzioni largamente utilizzate in Italia, anche se hanno caratteristiche molto diverse.
Questi sistemi si distinguono per il modo in cui il calore viene prodotto e distribuito, per l’area di applicazione e per l’efficienza energetica. Mentre il teleriscaldamento si configura come una soluzione su vasta scala che utilizza fonti energetiche diversificate e sostenibili, il riscaldamento centralizzato è più comunemente impiegato in singoli edifici o complessi residenziali, spesso alimentato da caldaie a gas o altri combustibili tradizionali.
Cos’è il teleriscaldamento?
Ridurre le emissioni nocive per l’ambiente è un obiettivo che può essere raggiunto attraverso l’impegno quotidiano da parte di tutti. Le pubbliche amministrazioni stanno dando il loro contributo in tal senso. Il teleriscaldamento è una soluzione innovativa e sostenibile per la climatizzazione degli edifici; consente di trasportare il calore a distanza per riscaldare edifici residenziali, commerciali o industriali e produrre acqua calda sanitaria.
Si tratta di un metodo efficiente, economico e rispettoso dell’ambiente per riscaldare gli edifici, indipendentemente dal tipo di centrale e di fonte energetica utilizzata per produrre il calore, che può essere rinnovabile o meno. Tuttavia, in generale, il teleriscaldamento aiuta a ridurre gli sprechi energetici e l’impatto ambientale rispetto ai tradizionali sistemi di riscaldamento a gas metano. Quando il calore distribuito viene impiegato anche per produrre acqua fredda, utilizzata per raffrescare gli ambienti, sia attraverso una rete centralizzata che mediante un sistema “distribuito” con condutture separate per il freddo, si parla di trigenerazione. Questo processo permette la produzione simultanea di calore, fresco ed energia elettrica, ottimizzando così i benefici del teleriscaldamento e teleraffrescamento. Grazie alla trigenerazione, i vantaggi ambientali ed economici del sistema si estendono anche ai mesi estivi, migliorando l’efficienza complessiva del sistema centralizzato.
Il cuore del sistema di teleriscaldamento è una centrale di cogenerazione, che genera sia calore che energia elettrica. Questo calore viene trasferito agli edifici tramite un fluido termovettore, generalmente acqua a temperature tra 80°C e 90°C, oppure vapore a pressioni superiori. Il fluido circola attraverso una rete di tubazioni isolate, che si estendono dalla centrale fino alle abitazioni servite. Il calore viene quindi scambiato nelle sottocentrali, installate vicino agli edifici, dove il fluido termovettore trasferisce il calore alla rete di distribuzione interna. Da qui, il calore passa alle condutture secondarie, utilizzate per riscaldare gli ambienti e produrre acqua calda. Una volta ceduto il calore, il fluido termovettore ritorna alla centrale per essere riscaldato di nuovo e reinserito nel ciclo di distribuzione.
Cosa si paga con il teleriscaldamento?
Il teleriscaldamento elimina i costi legati all’acquisto, manutenzione e revisione della caldaia, così come quelli per la verifica, pulizia e installazione delle canne fumarie. Ciò comporta evidenti vantaggi anche in termini di sicurezza: l’assenza di combustione e di fiamme libere nei locali caldaia riduce il rischio di fughe di gas, cattiva combustione, scoppi o incendi, garantendo un ambiente domestico più sicuro.
A differenza di altre soluzioni di riscaldamento, come stufe elettriche o caldaie a gas, nel teleriscaldamento il pagamento avviene esclusivamente in base al calore effettivamente utilizzato dall’utente, senza alcun anticipo. Questo approccio consente di contenere le spese. Il tempo di utilizzo dell’impianto viene misurato attraverso un sistema specifico che considera anche le temperature raggiunte. Le tariffe dovute a questo sistema, dunque, sono significativamente più basse rispetto a quelle degli impianti di riscaldamento più comunemente utilizzati nelle abitazioni.
Cos’è il riscaldamento centralizzato?
Nel nostro Paese, nei condomini da Nord e Sud, passando per Centro e Isole, il riscaldamento centralizzato è ancora molto diffuso in numerosi contesti abitativi. In questo tipo di impianto, una caldaia centrale serve più unità abitative, distribuendo acqua calda attraverso una rete di tubature comuni a tutto il condominio.
Uno dei principali vantaggi del riscaldamento centralizzato è l’efficienza energetica. Una caldaia unica, di dimensioni maggiori, consuma infatti meno energia rispetto alla somma di più caldaie autonome che servirebbero singolarmente ciascun appartamento. Questo significa che, per riscaldare tutte le abitazioni, il consumo complessivo di gas metano è inferiore rispetto a un sistema decentralizzato, garantendo quindi un maggiore risparmio energetico.
Essendo condiviso tra più unità abitative, il riscaldamento centralizzato è soggetto a specifiche regole condominiali e normative nazionali. Una delle principali regolamentazioni riguarda le date di accensione e spegnimento dei termosifoni, stabilite dalla legge n. 10 del 9 gennaio 1991, che suddivide l’Italia in sei zone climatiche, identificate con lettere dalla A alla F. Ogni zona ha periodi differenti per l’accensione e lo spegnimento degli impianti, in base al clima locale, per evitare sprechi energetici.
Nelle zone più calde (A, B e C), che si trovano principalmente nell’Italia meridionale e comprendono città come Agrigento, Catania, Cagliari, Napoli e Palermo, l’accensione del riscaldamento è permessa solo dal 1° dicembre (zone A e B) o dal 15 novembre (zona C).
Le zone più fredde (D ed E) comprendono località dell’Italia centrale e settentrionale come Roma, Genova, Ancona e Firenze e hanno date di accensione anticipate: rispettivamente dal 1° novembre per la zona D e dal 15 ottobre per la zona E.
La zona F, che comprende aree particolarmente fredde come Belluno, Trento e Cuneo, non ha restrizioni sull’uso del riscaldamento, a causa delle rigide condizioni climatiche.
I singoli condomini stabiliscono le modalità di ripartizione delle spese per il riscaldamento centralizzato, i cui costi possono risultare elevati rispetto a sistemi autonomi, più economici e flessibili.
Qual è la differenza tra teleriscaldamento e riscaldamento centralizzato
Sia il teleriscaldamento che il riscaldamento centralizzato sono due sistemi di riscaldamento che si differenziano principalmente per la scala e la fonte dell’energia utilizzata. Il primo è un sistema su vasta scala che può sfruttare fonti rinnovabili e garantire una maggiore efficienza energetica, mentre il secondo è più limitato a singoli edifici e si basa su caldaie interne alimentate principalmente da combustibili fossili.
Un vantaggio significativo del teleriscaldamento è la possibilità di utilizzare fonti energetiche diversificate e spesso più sostenibili, come biomasse, energia geotermica o il calore prodotto da inceneritori di rifiuti. Inoltre, la centralizzazione della produzione di calore consente una maggiore efficienza energetica e una riduzione delle emissioni rispetto ai sistemi tradizionali, contribuendo così a un impatto ambientale più contenuto.
La fonte di energia più comune per i sistemi di riscaldamento centralizzato è il gas naturale, anche se esistono caldaie a gasolio, biomassa o elettricità. Questo tipo di riscaldamento offre un controllo più diretto al condominio o all’edificio, ma generalmente si basa su fonti di energia più tradizionali e meno sostenibili rispetto al teleriscaldamento.
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