Chi decide di affidarsi al fotovoltaico per far fronte al fabbisogno energetico della propria abitazione lo fa sempre con l’obiettivo di consumare almeno una parte dell’energia prodotta in casa. Tutto ciò che non viene consumato direttamente, tuttavia, viene immesso in rete generando un profitto per il produttore. L’energia prodotta e immessa in rete viene sempre ritirata dal GSE (il Gestore dei Servizi Energetici) attraverso due modalità principali: il “ritiro dedicato” oppure lo “scambio sul posto”. Vediamo quali sono i vantaggi e le differenze tra queste due opzioni.
Cos’è lo scambio sul posto?
Lo scambio sul posto è una delle principali agevolazioni previste dallo Stato italiano per incentivare l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili. Il meccanismo alla base è semplice: si compensa l’energia prodotta mediante il proprio impianto fotovoltaico in un dato momento con l’energia acquistata dalla rete elettrica e utilizzata in un momento diverso da quello di produzione. In questo contesto, dunque, la rete elettrica svolge la funzione di accumulare l’energia prodotta ma non direttamente consumata. È importante sottolineare che lo scambio sul posto non è esattamente paragonabile a una vendita di energia, ma risulta esserne piuttosto una forma di valorizzazione.
Come funziona lo scambio sul posto
L’energia prodotta da un impianto fotovoltaico può essere utilizzata al momento di produzione direttamente dalla propria rete domestica. Questo meccanismo risulta essere il più vantaggioso per il produttore, poiché abbatte completamente i costi di acquisto. Ma cosa succede all’energia che non viene immediatamente consumata? Questa passa attraverso il contatore domestico (dove viene calcolata in termini di Kw) ed esce dalla rete domestica, venendo immessa in circolo all’interno della rete elettrica nazionale.
Con il meccanismo di scambio sul posto la valorizzazione dell’energia prodotta in eccesso avviene direttamente in bolletta: quando arriva il conto da pagare per l’utilizzo dell’energia elettrica, infatti, su questa verrà riportato non solo il costo relativo ai Kw in entrata (l’energia acquistata) ma anche quello dei Kw in uscita (l’energia prodotta e immagazzinata in rete). Tramite questo meccanismo è possibile ottenere un rimborso sul conto energetico domestico e, qualora il valore monetario dei Kw in uscita risulti essere maggiore di quello dei Kw in entrata, consente anche di accumulare un credito nei confronti del proprio gestore energetico sotto forma di eccedenze.
Scambio sul posto e Ritiro dedicato: quali sono le differenze?
Lo scambio sul posto, come già affermato, non è una vendita vera e propria dell’energia elettrica, bensì è una sua valorizzazione. Scegliendo questa opzione, infatti, l’energia immessa in rete consente di ottenere l’erogazione di un rimborso applicato direttamente sulla bolletta energetica che conteggia i costi relativi all’acquisto dell’energia dalla rete elettrica nazionale. Il principale vantaggio di questa strategia consiste nell’ottenere un rimborso diretto dei servizi di rete pagati in bolletta ogni volta che si effettua un prelievo di rete.
Al contrario, nel ritiro dedicato, tutta l’energia acquistata dalla rete viene pagata a prezzo pieno e non viene erogato alcun rimborso sulle bollette. Con questo meccanismo, infatti, l’utente da un lato preleva energia dalla rete (quando l’autoproduzione non è sufficiente per soddisfare la richiesta energetica della propria abitazione) e dall’altro vende alla rete (tramite GSE) tutta l’energia in eccesso da lui prodotta. In questo modo, l’energia elettrica ceduta genera un profitto mediante un vero e proprio processo di vendita.
Come vengono calcolate le eccedenze?
Per quantificare il contributo dello scambio sul posto e calcolare eventuali eccedenze, viene applicata una semplice formula matematica:
CS = min [OE ; CEI] + CUsf * ES, dove:
Cs = contributo in conto scambio
Oe = Onere dell’energia prelevata dalla rete.
Cei = Controvalore dell’energia immessa in rete.
CUsf = Corrispettivo Unitario di scambio forfetario.
Es = Quantità di Energia scambiata (il minimo tra l’energia immessa e quella prelevata)
Se il valore (e non il quantitativo!) di energia immessa in rete supera il valore dell’energia prelevata, si generano quelle che vengono definite eccedenze energetiche. L’eccedenza è espressa in euro e può essere banalmente definita come la differenza di questi due valori su base annua.
Come viene stabilito il prezzo dell’energia prodotta e cosa succede alle imposte normalmente inserite in bolletta?
Facendo riferimento alla formula riportata nel precedente paragrafo, ci sono diversi fattori che influenzano la determinazione del valore dell’energia introdotta nella rete nazionale. In primo luogo troviamo l’Onere Energia, ovvero il prezzo dell’energia elettrica riferito all’anno precedente rispetto alla data di fatturazione della bolletta. Questo è stabilito in base al Prezzo Unico Nazionale (PUN), una stima media oraria e zonale riferita ai valori registrati giorno dopo giorno presso la Borsa Elettrica.
Vanno poi considerati il Controvalore dell’energia immessa (ovvero, il prezzo dell’energia calcolato in base alla zona di riferimento) e il CUsf, il cui ruolo è quello di quantificare parte dei costi di rete e degli oneri generali di sistema normalmente pagati in bolletta. È bene inoltre sottolineare che il contributo economico che si ottiene in caso di scambio sul posto prevede, oltre al valore monetario dell’energia immessa in rete, anche la restituzione di parte dei Servizi di Rete, ad esempio le spese di distribuzione, dispacciamento e alcuni degli oneri di sistema.
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